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Racconti

Le porte dell'Inferno e del Paradiso

Da Il 25/12/2018

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Un soldato che si chiamava Nobushige andò da Hakuin e gli domandò :

- C’è davvero un paradiso e un inferno ?
"Chi sei ?" volle sapere Hakuin.
- Sono un samurai, rispose il guerriero.
"Tu un soldato !" rispose Hakuin. "Quale governante ti vorrebbe come sua guardia ? Hai una faccia da accattone !"

Nobushige montò così in collera che fece per snudare la spada, ma Hakuin continuò : 

"Sicché hai una spada ! Come niente la tua arma è troppo smussata per tagliarmi la testa."

Mentre Nobushige snudava la spada, Hakuin osservò : 

"Qui si aprono le porte dell’inferno !"

A queste parole il samurai, comprendendo l’insegnamento del maestro, rimise la spada nel fodero e fece un inchino.

"Ora si aprono le porte del paradiso" disse Hakuin.

Racconto zen

La Ghiandaja ornata delle penne di Pavone

Da Il 11/11/2016

Geai des chênes (Garrulus glandarius)

Ogni piuma una Ghiandaja
A un Pavon morto rubo,
Per sembrar più bella e gaja,
Tutte a se le accomodo.
Dei Pavoni infra la schiera
Indi fiera se ne va,
Pavoneggiasi l'altera
Quale dea della beltà ;
Ma poi bene raffigurata
Tra le beffe e i scherni fu,
E derisa indi sbalzata
Con fischiate, in sù, e in giù.
E i Pavoni ? Ah ! Quei signori
La spennarono ben ben;
Rifuggi tra i suoi, ma fuori
Pur dell'uscio tratta vien.
Di Ghianadaje un stuolo fra nui
Va com'essa due piè,
Con vestir les spoglie altrui
Ch'egual pompa fan di sè.
Di plagiario il nome a questo ;
Taccio : di ognun qui pensi a sè
Io non voglio essergli infesto ;
Briga tal, non mia non è.

 

Jean de La Fontaine, Libro IV, tradotto dal conte Luigi de' Rillj - Orsini

Paon bleu

Nella strada dei profumieri

Da Il 02/02/2016

Fatih sultan mehmet han

Uno spazzino, passando nella strada dei profumieri, cadde a terra svenuto. La gente provò a rianimarlo con soavi profumi, ma il suo stato peggiorò.
Finalmente, un vecchio spazzino che passava di là, in un batter d'occhio si rese canto della situazione e mise sotto il naso del collega un po' di spazzatura puzzolente. La spazzina riprese conoscenza immediatamente ed esclamò :

"Questo si che è profumo!".

Rimanere attaccati alle poche case the vi sono familiari non potrà che rendervi infelici, come accadde ala spazzina con il profumo nella strada dei profumieri.

​Idries Shah : "Racconti dervisci"

 

La Rana e lo Scorpione

Da Il 12/11/2015

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Uno Scorpione doveva attraversare un fiume, ma non sapendo nuotare, chiese aiuto ad una rana che si trovava lì accanto. Così, con voce dolce e suadente, le disse:

"Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda".

La Rana gli rispose :

- "Fossi matta ! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi !".

- "E per quale motivo dovrei farlo ?" incalzò lo Scorpione "Se ti pungessi, tu moriresti ed io, non sapendo nuotare, annegherei ! ".

La Rana stette un attimo a pensare, e convintasi della sensatezza dell'obiezione dello Scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
A metà tragitto la Rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena, e capì di essere stata punta dallo Scorpione. Mentre entrambi stavano per morire la Rana chiese all'insano ospite il perché del folle gesto.

- "Perché sono uno Scorpione... " rispose lui "È la mia natura".

Antica poesia indiana

Da Il 28/09/2014

Gli ho chiesto la forza e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte. Gli ho chiesto la saggezza e Dio mi ha dato problemi da risolvere. Gli ho chiesto la prosperità e Dio mi ha dato muscoli e cervello per lavorare. Gli ho chiesto il coraggio e Dio mi ha dato pericoli da superare. Gli ho chiesto l'Amore e Dio mi ha affidato persone bisognose da aiutare. Gli ho chiesto favori e Dio mi ha dato opportunità. Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo ma tutto quello di cui avevo bisogno. La mia preghiera è stata ascoltata.
Je lui ai demandé la Force, et D-ieu m'a donné la difficulté pour me rendre fort. Je lui ai demandé la Sagesse, et D-ieu m'a donné des problèmes à résoudre. Je lui ai demandé la Prospérité, et D-ieu m'a donné des muscles et un cerveau pour travailler. Je lui ai demandé du Courage, et D-ieu m'a donné des dangers à surmonter. Je lui ai demandé l'Amour, et D-ieu m'a confié la tâche d'aider les nécessiteux. Je lui ai demandé des Faveurs, et D-ieu m'a donné des opportunités. Je n'ai rien reçu de ce que je voulais, mais j'ai obtenu tout ce dont j'avais besoin. Ma prière a été entendue.

John Day Fossil Beds - Oregon

Deserti  Stati Uniti-Canada video e foto   La Fede e la Religione

Antica leggenda indù

Da Il 09/06/2014

Vieille légende indoue

Una vecchia leggenda indù dice che un tempo gli uomini erano degli Dei, ma abusavano talmente tanto della loro divinità che Brahma, capo degli Dei, decise di togliere loro la Potenza Divina e nasconderla dove non l'avrebbero mai trovata. Dove nasconderla divenne quindi il grande problema.

Quando gli Dei minori vennero chiamati a consiglio per valutare questo problema, dissero: "Seppelliremo la divinità dell'uomo in fondoalla terra".

Ma Brahma disse :

"No, non basta, perchè l'uomo scaverà e la troverà".

Allora gli Dei dissero: "Bene, allora affonderemo la sua divinità nell'oceano più profondo".

Ma Brahma rispose ancora: "No,perchè prima o poi l'uomo esplorerà le profondità di ogni oceano e la riporterà in superficie".

Allora gli dei minori conclusero: "Non sappiamo dove nasconderla, perchè sembra che non ci sia alcun posto sulla terra o nel mare dove l'uomo non potrebbe eventualmente raggiungerla".

Allora Brahma disse: "Ecco cosa faremo con la divinità dell'uomo. La nasconderemo profondamente in lui stesso, perchè non penserà mai di cercarla proprio lì".

E da allora, conclude la leggenda, l'uomo è andato su e giù per la terra, arrampicandosi, tuffandosi, esplorando e scavando, per cercare qualcosa che invece aveva sempre acchiusa in sè.

La nascita di una tradizione

Da Il 25/12/2013

Dans le fayoum egypte

C'era una volta una città formata da due strade parallele. Un giorno un derviscio attraversò la prima strada; quando arrivò nella seconda, la gente notò che aveva gli occhi pieni di lacrime.

"Qualcuno è morto nell'altra strada!", si udì gridare.

Ben presto tutti i bambini dei dintorni si misero a gridare la stessa cosa.
Ciò che era avvenuto, in realtà, era che il derviscio aveva appena sbucciato delle cipolle. La notizia si diffuse ben presto anche nella prima strada, e gli adulti delle due strade erano talmente afflitti e impauriti (perché ognuno aveva dei parenti dall'altra parte) che non osavano approfondire la causa di quell'agitazione.
Un saggio cercò di ragionare con le persone delle due strade e chiese loro perché non si informavano gli uni con gli altri. Troppo sconvolti per sapere ciò che volevano, alcuni dichiararono : "Per quanto ne sappiamo, c'è una pestilenza micidiale nell'altra strada".
Queste voci si sparsero a loro volta come il vento, al punto che gli abitanti di ciascuna delle due strade furono convinti che gli altri erano condannati a una morte sicura.

Quando la calma si fu in qualche modo ristabilita, le due comunità non videro altra soluzione, per scampare al pericolo, che l'esodo in massa. E fu così che le due metà della città si spopolarono.

Sono passati secoli, da allora, e la città è tuttora deserta. Nelle vicinanze sono sorti due villaggi. Ognuno ha la propria tradizione, che racconta come molto tempo prima il villaggio era stato fondato da una colonia giunta da una città condannata, grazie a un felice esodo che le aveva permesso di scampare a un male sconosciuto.



Idries Shah "I Raconti dei dervicsci" : tratto da "Segreti dei Reclusi" di Sheikh Qalandar Shah

Il contadino e il cavallo

Da Il 11/06/2013

Pure race espagnole

Un povero cinese suscitava la gelosia dei più ricchi del paese perché possedeva uno straordinario cavallo bianco. Ogni volta che gli offrivano una fortuna per acquistare l’ animale, il vecchietto rispondeva :

“Questo cavallo è molto più di un animale per me, è un amico, non posso venderlo”.

Un giorno, il cavallo sparì. I vicini radunati davanti alla stalla vuota, diedero il loro parere :

“Povero idiota, dovevi prevedere che ti avrebbero rubato quella bestia. Perché non I’hai venduta ? Che sfortuna”.

Il contadino si mostrò più circospetto :

“Non esageriamo”, disse, “Diciamo che il cavallo non si trova più nella stalla. È un dato di fatto. Tutto il resto è solo una vostra valutazione. Come faccio a sapere se è una fortuna o una sfortuna ? Noi conosciamo solo un frammento della storia. Chi può sapere cosa succederà?”.

La gente prese in giro il vecchio. Da molto tempo lo consideravano un sempliciotto. Quindici giorni dopo, il cavallo bianco tornò. Era semplicemente scappato in campagna e di ritorno dalla fuga aveva portato con sé una dozzina di cavalli selvaggi.
I paesani si assembrarono di nuovo :

“Avevi ragione, non era una sfortuna, ma una benedizione”.

“Io non la penserei così”, replicò il contadino. “Accontentiamoci di dire che il cavallo bianco è tornato; come si fa a sapere se è una fortuna o una sfortuna ? E solo un episodio. Si può forse conoscere il contenuto di un libro leggendo solo una frase ?”.

I paesani si allontanarono, convinti che il vecchio sragionasse. Ricevere dodici bei cavalli era inevitabilmente un dono del cielo. Chi poteva negarlo? il figlio del contadino iniziò a domare i cavalli selvaggi. Uno di questi lo gettò a terra e lo calpestò. I paesani vennero ancora una volta a dare il loro parere :

“Povero amico! Avevi ragione, questi cavalli selvaggi non ti hanno portato fortuna. Adesso il tuo unico figlio è storpio. Chi ti aiuterà dunque nella vecchiaia ? Sei davvero da compatire”.

“Vedremo” ribatté il contadino, “non precipitiamo le cose. Mio figlio ha perso l’uso di una gamba, tutto qui. Chi può dire cosa ci riserverà questo ? La vita si presenta a pezzettini, nessuno può predire il futuro”.

Qualche tempo dopo scoppiò la guerra e tutti i giovani del villaggio furono arruolati nell’esercito, tranne l’invalido.

“Vecchio, avevi ragione” dissero i suoi compaesani, “tuo figlio non potrà camminare ma almeno resta con te, mentre i nostri figli vanno a farsi ammazzare”.

Vi prego”, rispose il contadino, “non giudicate così in fretta. I vostri figli sono stati arruolati nell’esercito, il mio resta a casa, è tutto quello che possiamo dire. Dio solo sa se è un bene o un male".

Attribuito a Lao Tzu
 

L'invito della Follia

Da Il 10/04/2013

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"Tanto tempo fa, la Follia decise di invitare tutti i sentimenti, le qualità e i difetti per un'insolita riunione conviviale.
Dopo essersi riuniti tutti intorno ad un caffè, per animare l'incontro la Follia propose di giocare a nascondino...

"Cos'è ?" - domandò la Curiosità.

- "E' un gioco. Io conto fino a 1000 e voi vi nascondete, quando avrò terminato di contare, verrò a cercarvi e il primo che troverò sarà il prossimo a contare".

Accettarono tutti, ad eccezione della Pigrizia, della Paura, della Verità che non volle nascondersi, della Superbia che disse che era un gioco sciocco, della Codardia che preferì non rischiare.

1...2...3... cominciò a contare la Follia ... e la Fede salì al cielo... la Fretta si nascose per prima, dove le capitò... la Timidezza, esitante come sempre, si nascose in un gruppo di alberi... la Gioia corse per il giardino non curante di un vero e proprio nascondiglio... l'Invidia si nascose dietro l'ombra di Trionfo che era riuscito a salire fino alla punta dell'albero più alto... la Tristezza incominciò a piangere perchè non trovava un angolo adatto per occultarsi... la Generosità non riusciva a nascondersi perchè ogni posto trovato lo lasciava ai suoi amici... Un lago cristallino adatto per la Bellezza...
Un soffio di vento ? Ideale per la Libertà... finchè non decise di nascondersi dietro un raggio di sole...
l'Egoismo naturalmente si prese il posto migliore di tutti... la Bugia si nascose... veramente non si sa dove...

Il Desiderio e la Passione si nascosero dentro un vulcano .... e la Dimenticanza ? veramente non lo ricordano...
....e la Disperazione era sconfortata vedendo che si era già a 999...

"MILLE ! Adesso verrò a cercarvi " -disse la Follia-

La prima ad essere trovata fu la Curiosità perchè non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi sarebbe stato il primo ad essere scoperto.
Guardando da una parte la Follia vide l'Insicurezza sopra un recinto che non sapeva da quale lato avrebbe potuto nascondersi meglio... e così di seguito furono scoperte la Fede la Passione il Desiderio l'Invidia il Trionfo la Timidezza e via via tutti gli altri.

Quando finalmente si riunirono, la Curiosità domandò :

"Dov'è l'Amore ?"
Nessuno l'aveva visto... la Follia cominciò a cercarlo sugli alberi, sotto un sasso... sulla montagna... niente .. poi vide un roseto, prese un pezzo di legno e cominciò a frugare fra i rami spinosi quando ad un tratto, sentì un grido... era l'Amore che urlava dal dolore perchè una spina gli aveva perforato un occhio.
La Follia non sapeva cosa fare, si scusò per avere organizzato un gioco così stupido, implorò l'Amore per ottenere il suo perdono e commossa dagli esiti di quel danno irreversibile, arrivò al punto di promettergli che l'avrebbe assistito per sempre.
L'Amore, rincuorato, accettò la promessa e quelle scuse così sincere...

E così, da allora, l'Amore è cieco e la Follia l'accompagna sempre.

Anonimo

Victor Hugo

Da Il 10/03/2013

Victor hugoIl grande errore del nostro tempo, è stato di indirizzare, dico anche di più, di piegare lo spirito degli uomini verso la ricerca del benessere materiale. bisogna risollevare lo spirito dell'uomo verso la coscienza, verso il bello, il giusto e il vero, verso il disinteresse e verso ciò che è grande. È in questo modo, e solo in questo, che troverete la pace dell'uomo con sé stesso e di conseguenza la pace con la società.

La grande erreur de notre temps, cela a été de pencher, je dis même de courber l'esprit des hommes vers la recherche du bien matériel.
Il faut relever l'esprit de l'homme, le tourner vers la conscience, vers le beau, le juste et le vrai, le désintéressé et le grand.
C'est là, et seulement là que vous trouverez la paix de l'homme avec lui-même et par conséquent avec la société.

I due viaggiatori e il saggio

Da Il 05/03/2013

Khomayoun observant Khomay, Miniature persane (1396)

C'era una volta un vecchio saggio seduto ai bordi di un'oasi all'entrata di una città.

Un giovane si avvicinò e gli domandò :

- Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città ?

L'uomo rispose a sua volta con una domanda :

"Come erano gli abitanti della città da cui venivi?"

- Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là.

"Così sono gli abitanti di questa città !", gli rispose il vecchio saggio.

Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all'uomo e gli pose la stessa domanda :

- Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa città ?

L'uomo rispose di nuovo con la stessa domanda :

"Com'erano gli abitanti della città da cui vieni ?"

- Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli !

"Anche gli abitanti di questa città sono così!", rispose il vecchio saggio.

Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all'abbeveraggio aveva udito le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vecchio in tono di rimprovero :

- Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone ?

"Figlio mio", rispose il saggio, "ciascuno porta nel suo cuore ciò che è.

Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui.

Al contrario, colui che aveva degli amici leali nell'altra città, troverà anche qui degli amici leali e fedeli.

Perché, vedi, ogni essere umano è portato a vedere negli altri quello che è nel suo cuore.

Racconto sufi

Favola dell'Amore e del Tempo

Da Il 17/01/2013

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C'era una volta un'isola dove vivevano tutti i sentimenti.

Un giorno fu annunciato a tutti un pericolo imminente e tutti furono invitati a lasciare subito l'isola, così iniziarono a preparare le barche...

Quando l'isola iniziò ad affondare, l'Amore, che era da solo, decise di chiedere aiuto alle barche che passavano.

Passò la Ricchezza, e l'Amore gli chiese:

"Ricchezza, mi puoi prendere con te?"... ed ella rispose: "No non posso, ho oro e gioielli con me... per te posto non c'è"...

Di li a poco passò la Vanità... ed anche ad ella l'Amore chiese aiuto...

Ma la Vanità rispose: "Non posso aiutarti Amore, sei tutto bagnato e potresti rovinare la mia barca"...

La barca successiva era quella della Tristezza... e l'Amore chiese aiuto anche ad essa... Ma ella rispose: "Sono cosi' triste che preferisco andare da sola.."

E subito la Felicità passò così veloce che nemmeno si accorse dell'Amore che chiedeva aiuto..

Ma ecco che improvvisamente una voce disse: "Vieni Amore, ti prenderò io con me sulla mia barca".

Era una persona anziana, e tale era la concitazione che l'Amore dimenticò di chiederle chi fosse.

Giunti su un'altra isola, l'Amore chiese dunque il suo nome... e scoprì che era il Tempo.

L'Amore chiese allora perché lo aveva aiutato... e il TEMPO rispose...

"Solo il TEMPO è capace di comprendere quanto grande e' l'AMORE...."

"La Dottrina segreta della Dea​ Tripura"

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Leggenda dei due Lupi

Da Il 21/12/2012

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"Nonno, perché gli uomini combattono ?".

Il vecchio, parlò con voce calma.

- "Ogni uomo, prima o poi è chiamato a farlo. Per ogni uomo c'è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi."

"Quali lupi nonno ?"

- "Quelli che ogni uomo porta dentro di sé."

Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l'attimo di silenzio che aveva lasciato cadere tra loro, forse per accendere la sua curiosità. Infine il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.

- "Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di Odio, Gelosia, Invidia, Risentimento, Orgoglio, Menzogna ed Egoismo."

Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.

"E l'altro ?"

- "L'altro è il lupo buono. Vive di Pace, Amore, Speranza, Generosità, Compassione, Umiltà e Fede."

Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli
aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità ed al suo pensiero.

"E quale lupo vince ?"

Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti.

"Quello che nutri di più".

Favola Cherokee

I tre filtri

Da Il 11/11/2012

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Un giorno, un conoscente incontrò Socrate e disse :

"Socrate, sapete che ho appena sentito qualcosa sul vostro migliore amico ?"

- "Un attimo," rispose Socrate. "Prima di dirmi qualcosa, vorrei sottoporvi ad un piccolo test, è chiamato il Test dei Tre Filtri."

"Il Test dei Tre Filtri ?"

- "Proprio così," continuò Socrate. "Prima che mi parliate del mio amico, sarebbe una buona idea prendersi un momento e valutare quello che state per dire. Il primo filtro è la Verità. Vi siete assolutamente assicurato che quello che state per dirmi è vero ?"

"No," disse l'uomo "in effetti ho appena sentito questa cosa..."

- "Va bene," disse Socrate. "Così voi non sapete veramente se è vero o no. Ora proviamo il secondo filtro, il filtro della Bontà. Quello che sta per dirmi sul mio amico è qualcosa di buono ?"

"No, al contrario..."

- "Così," continuò Socrate "volete dirmi qualcosa di cattivo su di lui, ma non siete certo che sia vero. Potete ancora essere in grado di passare il test comunque, perché c'è un ultimo filtro rimasto: il filtro dell'Utilità. Quello che state per dirmi del mio amico mi sarà utile ?"

"No, veramente no."

- "Bene," concluse Socrate, "se quello che volete dirmi non è né vero, né buono e nemmeno utile, perché dirmelo allora ?"

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Se...

Da Il 10/11/2012

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Se riesci a non perdere la testa
quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa;
Se riesci ad aver fiducia in te stesso, quando tutti dubitano di te
ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare;

Se riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare
o essendo calunniato, a non rispondere con calunnie
o essendo odiato non abbandonarti all'odio
pur non mostrandoti troppo buono
né parlando troppo da saggio;

Se riesci a sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se riesci, incontrando il successo e la sconfitta
a trattare questi due impostori allo stesso modo;

Se riesci a sopportare di sentire le verità che tu hai detto,
distorte da furfanti che ne fanno trappole per sciocchi;
o vedere le cose per le quali tu hai dato la vita, distrutte
e umilmente ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori

Se riesci a fare un solo fagotto delle tue fortune,
e rischiarle in un sol colpo a testa o croce
e perdere, e ricominciare daccapo
senza mai dire una parola su quello che hai perduto.

Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
A sorreggerti, anche quando non te li senti più,
e a resistere quando in te non c'è più niente
tranne la tua volontà che ripete: "Resisti!"

Se riesci a parlare alle folle senza perdere la tua onestà,
o a passeggiare con i Re senza perdere il senso comune;
Se tanto amici che nemici non possono ferirti,
Se tutti gli uomini per te contano, ma nessuno troppo;

Se riesci a colmare l'inesorabile minuto
Dando valore a ognuno dei sessanta secondi,

Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa
e... quel che più conta...
tu sarai un Uomo, figlio mio !

Rudyard Kipling

Mīrzā Ḥusayn-ʿAlī Nūrī

Da Il 17/10/2012

Mi rza h usayn ali nu ri

Sii generoso nella prosperità e grato nell'avversità.

Sii degno della fiducia del tuo vicino e trattalo con viso sorridente ed amichevole.

Sii tesoro per il povero, ammonitore per il ricco, risposta al grido del bisognoso, custode della santità della tua promessa.

Sii equo nel giudicare e cauto nel parlare.

Non essere ingiusto con nessuno e sii mansueto con tutti gli uomini.

Sii fiaccola per chi cammina nelle tenebre, gioia per l'addolorato, mare per l'assetato, rifugio per l'angosciato, alleato e difensore per la vittima dell'oppressione.

Fa' che l'integrità e la rettitudine contraddistinguano tutti i tuoi atti. Sii asilo per l'estraneo, balsamo per il sofferente, torre incrollabile per il fuggitivo.

Sii occhio per il cieco e faro che guida i passi dell'errante.

Sii ornamento per il volto della verità, corona per la fronte della fedeltà, colonna del tempio della rettitudine, alito di vita per il corpo dell'umanità, vessillo per le schiere della giustizia, astro sull'orizzonte della virtù, rugiada per il terreno del cuore umano, arca sull'oceano del sapere, sole nel cielo della munificenza, gemma sul diadema della saggezza, luce risplendente nel firmamento della tua generazione, frutto sull'albero dell'umiltà.

Bayazid e l'egoista

Da Il 20/07/2012

Miniature persane -

Un giorno un uomo andò da Bayazid, il grande mistico, per rimproverarlo. Gli disse di aver digiunato, pregato e fatto tante altre cose ancora per trent'anni, senza trovare la gioia di cui Bayazid parlava. Bayazid gli rispose che, anche se avesse continuato così per altri trecento anni, non l'avrebbe trovata in ogni caso.
- Com'è possibile?", chiese il candidato all'illuminazione.
"Perché la tua
vanità ti ostacola", rispose Bayazid.
- Indicami un rimedio", chiese l'uomo.
"Un rimedio ci sarebbe, ma non puoi prenderlo".
- Dimmelo egualmente".
Allora Bayazid disse: "Va' dal barbiere e fatti radere la tua venerabile barba. Togliti tutti i vestiti e cingiti i fianchi con una corda. Riempi un sacchetto di noci, appendilo al collo e mettiti sulla piazza del mercato gridando: "Una noce a ogni monello che mi darà un colpo alla nuca". Infine, presentati a corte affinché i giudici possano vederti".
- Ma non posso fare tutto ciò ! Ti prego, dammi qualche altra cosa che possa avere lo stesso effetto.
"Questo è il primo e unico passo", disse Bayazid. "Ti avevo già detto che non l'avresti fatto. Pertanto, non puoi essere curato".


Nella sua Alchimia della felicità, El-Ghazzali vuole sottolineare, con questa parabola, il concetto che ha sempre sostenuto e cioè: per quanto si possa essere sinceri, sia ai propri occhi che a quelli altrui, nella ricerca della verità, in realtà si può essere motivati dalla vanità o dall'egoismo, caratteristiche che sono di totale ostacolo all'apprendimento.



Racconto sufi estratto da "l'Alchimia della felicità" - El-Ghazzali (1058-1111,Tus - Iran)

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Le offese

Da Il 17/03/2012

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Vicino a Tokyo viveva un grande samurai, ormai anziano, che si dedicava a insegnare il buddismo zen ai giovani. Malgrado la sua età, correva la leggenda che fosse ancora capace di sconfiggere qualunque avversario. Un pomeriggio, si presentò un guerriero, conosciuto per la sua totale mancanza di scrupoli. Era famoso perché usava la tecnica della provocazione:aspettava che l'avversario facesse la prima mossa e, dotato com'era di una eccezionale intelligenza che gli permetteva di prevedere gli errori che avrebbe commesso l'avversario, contrattaccava con velocità fulminante.

Il giovane e impaziente guerriero non aveva mai perduto uno scontro. Conoscendo la reputazione del samurai, egli era lì per sconfiggerlo e accrescere in questo modo la propria fama. Tutti gli allievi si dichiararono contrari all'idea, ma il vecchio accettò la sfida. Si recarono tutti nella piazza della città e il giovane cominciò a insultare il vecchio maestro. Lanciò alcuni sassi nella sua direzione, gli sputò in faccia, gli urlò tutti gli insulti che conosceva, offendendo addirittura i suoi antenati. Per ore fece di tutto per provocarlo, ma il vecchio si mantenne impassibile.

Sul finire del pomeriggio, quando ormai si sentiva esausto e umiliato, l'impetuoso guerriero si ritirò. Delusi dal fatto che il maestro avesse accettato tanti insulti e tante provocazioni, gli allievi gli domandarono:

"Come avete potuto sopportare tante indegnità? Perché non avete usato la vostra spada,pur sapendo che avreste potuto perdere la lotta, invece di mostrarvi codardo di fronte a tutti noi ?"

- "Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono ?", domandò il samurai.

"A chi ha tentato di regalarlo", rispose uno dei discepoli.

- "Lo stesso vale per l'invidia, la rabbia e gli insulti", disse il maestro : "Quando non sono accettati, continuano ad appartenere a chi li portava con sé".

Racconto zen